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I lupi sono aggressivi?

In Europa il lupo non è considerato una specie pericolosa per l’uomo

Una delle reazioni più frequenti nelle zone di ricolonizzazione recente del lupo, o quando lo si vede passare vicino a strade o case è la paura di essere aggrediti. Ma il lupo è davvero pericoloso?

Bisogna partire da un dato di fatto: il rischio zero non esiste! In generale non è possibile escludere che qualsiasi animale, in determinate condizioni, abbia delle reazioni violente o aggressive. Vale per tutti gli animali, selvatici e anche domestici. Questo è dovuto al fatto che gli animali hanno un modo diverso dal nostro di percepire la realtà: altri modi di comunicare, sensi diversi dai nostri e altre distanze di sicurezza…insomma ci possono essere cose che possono innervosirli che a noi potrebbero sembrare incomprensibili. Succede anche con animali come i cani e le vacche.

Ciò premesso, tornando ai lupi, le statistiche evidenziano come gli attacchi alle persone siano eventi rari. I lupi hanno infatti un carattere schivo ed elusivo. Hanno ottimi sensi, specie olfatto e vista. Riescono a sentire la presenza delle persone da molto lontano e tendono ad allontanarsi prima che si avvicinino. Anche quando vivono in zone antropizzate, preferiscono spostarsi nelle ore notturne quando è meno probabile incontrare persone in giro, come dimostra uno uno studio recente condotto in Svezia, in cui sono stati monitorati, nel corso di 10 anni, gli spostamenti di 52 lupi appartenenti a 44 branchi differenti.

Secondo lo studio sopra citato, oggi si verificano incidenti fra lupi e persone solo raramente in alcune aree del mondo dove è ancora presente la rabbia e  in contesti molto diversi da quelli italiani o europei (p.e.in Asia). In Europa e Nord America il rischio di essere attaccato da un lupo è considerato molto basso, vista la casistica degli attacchi documentati in rapporto al numero dei lupi nelle varie popolazioni, tuttavia non può essere escluso in modo assoluto. A fronte di una popolazione di circa 60.000 lupi in Nord America si sono registrati nel periodo 2002-2012, solo due episodi di persone uccise da un attacco predatorio da parte di lupi non affetti da patologie (fonte: Alaska Department of Fish and Game). Questi episodi riguardano  lupi dell’Alaska di notevoli dimensioni, in aree remote e con livelli di antropizzazione neanche lontanamente comparabili con quelli alpini (p.e. sulle Alpi ci sono in media 60 abitanti per kmq, in Alaska 0,43 abitanti per kmq). Per saperne di più sugli incidenti fra lupi e persone nel mondo, il documento più completo  (di cui Predators that Kills Humans, del 2016, costituisce un aggiornamento) è The fear of wolves. A review of wolf attacks on humans, liberamente scaricabile anche in francese

Il lupo è quindi in generale diffidente nei confronti degli esseri umani, che considera potenziali minacce e, se può, evita di incontrare. Detto ciò ci sono alcuni comportamenti che è importante tenere ( a tal proposito vi segnaliamo la nostra infografica “Ho visto un lupo!“) .Nel caso di un incontro diretto è importante, avere un approccio evitando il disturbo come indicato di norma per tutta la fauna selvatica. Nel caso in cui ci si imbatta in animali che si stanno nutrendo è ovviamente bene allontanarsi, così come nel caso in cui ci si imbatta in una cucciolata. È importante inoltre evitare l’approccio di un lupo ferito o in difficoltà e impossibilitato alla fuga, che potrebbe rivelarsi pericoloso perchè impaurito: in questi casi è raccomandato allertare immediatamente  le Autorità territoriali competenti (ASL, Carabinieri Forestali, Parchi Naturali, Polizia Provinciale).

È fondamentale non fornire mai cibo alla fauna selvatica, lupo incluso. Ciò vuol dire non offrire mai loro cibo direttamente, ma vale anche per le fonti di cibo lasciate a disposizione magari nel giardino di casa (cibo per animali, scarti alimentari, rifiuti organici). Così facendo, infatti, si rischia di creare uno stimolo positivo che li induce a selezionare attivamente i contesti antropici e, nel tempo ad abituarsi, perdendo la naturale diffidenza verso le persone. Questo vale per qualsiasi animale selvatico, lupo incluso. Un lupo confidente è un lupo fortemente abituato alle persone, non ne ha paura e si avvicina direttamente e in modo ripetuto alle persone a piedi, a una distanza inferiore ai 30 m. Questi lupi con un comportamento anomalo possono invece in alcune occasioni essere pericolosi. Nel caso di lupi definiti problematici e confidenti è indicata una gestione specifica volta proprio a prevenire gli incidenti con le persone. A questo tema è stata dedicata la seconda conferenza internazionale di LIFE WolfAlps EU. QUI un approfondimento sul tema.

In Italia, dove il lupo è ormai presente in modo esteso nell’Italia peninsulare anche in zone di pianura e collina, sulle Alpi Occidentali e sulle Alpi Centro Orientali, a partire dal secondo dopoguerra, non sono state documentate aggressioni confermate da parte di lupi nei confronti di persone fino al recente caso del lupo di Otranto (un episodio risalente al 2017, verificatosi in Piemonte, ha visto coinvolta – senza conseguenze – una persona che è intervenuta per allontanare dei lupi dal proprio cane). Il lupo di Otranto è stato catturato il 15 luglio 2020 e messo in cattività, sotto indicazione di ISPRA. Questo lupo è un caso particolare in quanto aveva segni evidenti che presumono l’accrescimento in cattività, il che spiega il comportamento problematico e confidente. Animali che manifestano tali comportamenti sono gestiti proprio in quanto pericolosi. Nell’estate del 2023 a Vasto una lupa che frequentava il litorale e ha mostrato aggressività verso diverse persone. Anche in questo caso, l’animale è stato catturato e messo in cattività.

Da dove viene la cattiva fama del lupo?

Nei documenti d’archivio  (p.e. archivi parrocchiali, cronache, annali, ordinanze, bandi, editti, …) si riportano attacchi da lupo a partire dal Medioevo in contesti rurali e alpini molto differenti da quelli di oggi, in cui la presenza umana era maggiore e capillare e il numero di prede selvatiche a disposizione del lupo molto minore (cfr. per esempio il bel libro di Riccardo Rao, Il tempo dei lupi. Storia e luoghi di un animale favoloso, UTET, 2018 ma anche altre risorse online qui e qui). Nelle campagne e nelle montagne coltivate e disboscate di un secolo fa, persone, e lupi (cani randagi e selvatici) erano in competizione diretta per gli spazi e per le risorse alimentari. In questi documenti dell’epoca si riportano degli episodi di aggressione da parte dei lupi come atti predatori: le vittime  spesso erano bambini, più rari incidenti verso gli adulti (soprattutto donne). I bambini erano lasciati da soli a sorvegliare gli animali al pascolo, una pratica diffusa in Italia fino ai primi del 1900. Nel passato il metodo per accertare la responsabilità dell’attacco era totalmente soggettivo e dettato dal contesto dell’epoca, oggi il contributo dell’analisi genetica effettuata sulla saliva nel punto del morso permette un riscontro oggettivo e robusto della responsabilità del predatore – discriminando tra lupo, cane o altro selvatico – inoltre il test  della rabbia accerta se affetto da rabbia o sano. In Italia, almeno a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, non sono stati più registrati attacchi all’uomo.

Una parte  degli attacchi (mortali o meno) a persone registrati in passato in Italia e in Europa sono stati causati da lupi affetti da rabbia, malattia non documentata per l’Italia dal 1997 al 2008. Dopo alcuni casi eccezionalmente documentati nel 2008-2011 in zone limitate al Nordest, oggi l’Italia è tornata indenne da rabbia. La probabilità di essere aggrediti oggi da un lupo affetto da rabbia è dunque di fatto assente.