“No, i lupi non aggrediscono le persone”
In Europa il lupo non è considerato una specie pericolosa per l’uomo
Una delle reazioni più frequenti nelle zone di ricolonizzazione recente del lupo è la paura: di essere aggrediti, di non poter più girare nei boschi in tranquillità, di non poter più lasciare i bambini da soli a prendere l’autobus perché saranno aggrediti dai lupi affamati.
In Europa il lupo non è considerato una specie pericolosa per l’uomo, anzi il lupo tendenzialmente cerca di evitarlo come dimostrato anche da uno studio recente su lupi radiocollarati in Svezia. Nel caso di un avvistamento diretto è importante avere un corretto approccio evitando il disturbo come indicato di norma per tutta la fauna selvatica. Trattandosi di un animale selvatico, tenere infatti un comportamento di rispetto è d’obbligo: nel caso in cui ci si imbatta in animali che si stanno nutrendo è ovviamente bene allontanarsi, così come nel caso in cui ci si imbatta in una cucciolata. È importante inoltre evitare l’approccio di un lupo ferito o in difficoltà e impossibilitato alla fuga: in questi casi è raccomandato allertare immediatamente le Autorità territoriali competenti (ASL, Carabinieri Forestali, Parchi Naturali, Polizia Provinciale). Altro principio fondamentale è non nutrire mai la fauna selvatica per evitare qualsiasi forma di abituazione, che potrebbe portare gli animali a diventare confidenti e quindi potenzialmente pericolosi per l’uomo, come nel caso recente (2020) del lupo di Otranto.
Il lupo non identifica gli esseri umani come prede. La sua dieta dipende dalla disponibilità e dalla accessibilità delle prede presenti sul territorio: principalmente il lupo si nutre di ungulati selvatici di grandi e medie dimensioni, altre specie in proporzioni variabili sono i domestici e piccoli mammiferi. Nelle Alpi Occidentali (cfr. Anche il Report del Progetto Lupo Piemonte 2010 a p. 57) compaiono nella dieta del lupo soprattutto gli ungulati selvatici, in particolare cervi, caprioli, camosci, cinghiali. Il lupo è diffidente nei confronti degli esseri umani, che considera potenziali minacce e, se può, evita di incontrare. In Italia dove il lupo è ormai presente in modo esteso nell’Italia peninsulare anche in zone di pianura e collina, sulle Alpi Occidentali e sulle Alpi Centro Orientali, a partire dal secondo dopoguerra, non sono state documentate aggressioni confermate da parte di lupi nei confronti di persone fino al recente caso eccezionale del lupo di Otranto(un episodio risalente al 2017, verificatosi in Piemonte, ha visto coinvolta – senza conseguenze – una persona che è intervenuta per allontanare dei lupi dal proprio cane). Il lupo di Otranto (articolo di cronaca) catturato il 15 luglio 2020 – sotto indicazione di ISPRA – è il primo incidente documentato nei confronti dell’uomo: questo lupo è un caso particolare in quanto definito problematico per il suo comportamento confidente con l’uomo, con segni evidenti che presumono l’accrescimento in cattività.
Ma allora, da dove viene la cattiva fama del lupo?
Nei documenti d’archivio (p.e. archivi parrocchiali, cronache, annali, ordinanze, bandi, editti, …) si riportano attacchi da lupo a partire dal Medioevo in contesti rurali e alpini molto differenti da quelli di oggi, in cui la presenza umana era maggiore e capillare e il numero di prede selvatiche a disposizione del lupo molto minore (cfr. per esempio il bel libro di Riccardo Rao, Il tempo dei lupi. Storia e luoghi di un animale favoloso, UTET, 2018 ma anche altre risorse online qui e qui). Nelle campagne e nelle montagne coltivate e disboscate di un secolo fa, persone, e lupi (cani randagi e selvatici) erano in competizione diretta per gli spazi e per le risorse alimentari. In questi documenti dell’epoca si riportano degli episodi di aggressione da parte dei lupi come atti predatori: le vittime spesso erano bambini, più rari incidenti verso gli adulti (soprattutto donne). I bambini erano lasciati da soli a sorvegliare gli animali al pascolo, una pratica diffusa in Italia fino ai primi del 1900. Nel passato il metodo per accertare la responsabilità dell’attacco era totalmente soggettivo e dettato dal contesto dell’epoca, oggi il contributo dell’analisi genetica effettuata sulla saliva nel punto del morso permette un riscontro oggettivo e robusto della responsabilità del predatore – discriminando tra lupo, cane o altro selvatico – inoltre il test della rabbia accerta se affetto da rabbia o sano. In Italia, almeno a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, non sono stati più registrati attacchi all’uomo.
Una parte degli attacchi (mortali o meno) a persone registrati in passato in Italia e in Europa sono stati causati da lupi affetti da rabbia, malattia non documentata per l’Italia dal 1997 al 2008. Dopo alcuni casi eccezionalmente documentati nel 2008-2011 in zone limitate al Nordest, oggi l’Italia è tornata indenne da rabbia. La probabilità di essere aggrediti oggi da un lupo affetto da rabbia è dunque di fatto assente.
Il Lupo è una specie particolarmente adattabile, come risulta evidente dalla sua amplissima distribuzione geografica. Frequenta quasi tutti gli habitat dell’emisfero settentrionale ed ha un’elevata adattabilità. È infatti in grado di vivere in qualsiasi ambiente dove siano disponibili prede (deserto, prateria, tundra, terreni aridi, dal mare fino ad altitudini elevate). Oggi si verificano incidenti fra lupi e persone solo raramente in alcune aree del mondo dove è ancora presente la rabbia e in contesti molto diversi da quelli italiani o europei (p.e. in Asia). In Europa e Nord America il rischio di essere attaccato da un lupo è considerato molto basso, vista la casistica degli attacchi documentati in rapporto al numero dei lupi nelle varie popolazioni, tuttavia non può essere escluso in modo assoluto. Nel caso di lupi definiti problematici e confidenti è indicata una gestione specifica volta proprio a prevenire gli incidenti con le persone. A fronte di una popolazione di circa 60.000 lupi in Nord America si sono registrati nel periodo 2002-2012, solo due episodi di persone uccise da un attacco predatorio da parte di lupi non affetti da patologie (fonte: Alaska Department of Fish and Game). Questi episodi riguardano lupi dell’Alaska di notevoli dimensioni, in aree remote e con livelli di antropizzazione neanche lontanamente comparabili con quelli alpini (p.e. sulle Alpi ci sono in media 60 abitanti per kmq, in Alaska 0,43 abitanti per kmq). Per saperne di più sugli incidenti fra lupi e persone nel mondo, il documento più completo (di cui Predators that Kills Humans, del 2016, costituisce un aggiornamento) è The fear of wolves. A review of wolf attacks on humans, liberamente scaricabile anche in francese.