LANA: che fare? La relazione tecnica che indaga limiti e potenzialità per lo sviluppo della lana
Ebbene sì, il progetto LIFE WolfAlps EU si occupa anche di lana. La valorizzazione della lana è uno strumento concreto per fornire ai pastori di ovini nuove prospettive, visto che, indubbiamente, le loro pecore sono tra le prede più vulnerabili agli attacchi da lupo.
Per questo motivo, LWA EU ha promosso lo sviluppo di una indagine preliminare sul comparto laniero italiano, con un focus sull’arco alpino e sull’Appennino Ligure-Piemontese, per individuare i limiti e le opportunità di sviluppo del prodotto lana. La ricerca, intitolata Lana: che fare? è stata realizzata da Luisa Vielmi, naturalista e tecnico di difesAttiva, un’associazione nata nel 2017 nell’ambito del LIFE Medwolf, con lo scopo di migliorare la protezione del bestiame favorendo l’adozione e il corretto utilizzo degli strumenti di prevenzione e protezione del bestiame, oltre che di valorizzazione dei prodotti delle aziende agricole che sposano la filosofia dell’associazione.
La relazione, scaricabile sul sito LWA EU, è stata pubblicata a dicembre 2020. Grazie al contributo delle tre Organizzazioni Professionali degli Agricoltori (CIA, Confagricoltura e Coldiretti) è stata condotta una analisi qualitativa e quantitativa sulle varie razze ovine allevate nelle Alpi italiane e nell’Appennino Ligure-Piemontese che permette di fare alcune stime sulle quantità e qualità di lana prodotta in tali territori.
Perchè studiare la gestione della lana e lo sviluppo della filiera di lavorazione? Perchè molto spesso la lana non è una risorsa per gli allevatori di ovini, ma un costo. Le pecore devono essere tosate almeno una volta all’anno per garantirne il benessere e la pulizia; la tosa deve essere effettuata da personale specializzato a un costo che si aggira tra i 2 e i 4 Euro a capo; la lana che se ne ricava viene venduta sottocosto nel migliore dei casi, oppure smaltita come “materiale contaminato” con un ulteriore aggravio per l’allevatore.
Un vero e proprio circolo vizioso le cui origini si trovano nel regolamento n. 1774/2002 della Commissione Europea che inquadra la lana come Sottoprodotto di Origine Animale (SOA) cioè come una materia che porta rischi igienico-sanitari e che necessita di trattamento specifico per essere trasformata in prodotto tecnico, oppure di smaltimento nella categoria dei rifiuti speciali. Nel quadro normativo europeo esistono, poi, 6 regolamenti che forniscono le corrette indicazioni per il trattamento della lana sucida e la sua trasformazione in lana trasformata o lana da scarto. Naturalmente si tratta di processi che provocano un aumento delle spese rendendo più vantaggiosa l’importazione della materia dai paesi extra Ue.
Dal 2002 a oggi sono stati innumerevoli i tentativi di modifica di tali norme, soprattutto da parte dell’Italia – quarto paese dell’Unione Europea per numero di ovini allevati – dove la lana è inquadrata come prodotto agricolo, ma la situazione rimane sostanzialmente invariata nonostante alcune revisioni che nella pratica non hanno sortito alcun effetto concreto. È il momento di condurre a livello nazionale una battaglia legale per cambiare lo status normativo della lana in Europa.
Lo studio “Lana che fare?” non si limita però a una denuncia delle storture normative che limitano il settore della lana ma fornisce un’analisi approfondita degli usi più innovativi di questo prodotto, che è utile in settori come filatura, arredamento, edilizia, farmaceutico e cosmetico, biomedicale e agro-silvo-florovivaistico.
Proprio con uno spirito di incoraggiare un cambio di registro nella gestione della lana, lo studio fornisce primo censimento delle realtà italiane ed europee che stanno sviluppando progetti di recupero della lana, nonostante le difficoltà dettate dalle normative. È questa, probabilmente, la parte dell’indagine che maggiormente può interessare pastori e allevatori poiché fornisce informazioni preziose e i riferimenti diretti di molti progetti che stanno faticosamente cercando di riattivare una filiera virtuosa per la lana, in grado di garantire un giusto riconoscimento economico alla materia e di creare un nuovo mercato. Con la speranza che questo studio preliminare possa innescare una reazione a catena di progetti e idee concrete per dare nuova linfa a un settore come la produzione laniera e nuova vita a una materia così ricca di qualità come la lana di casa nostra.