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Niente è come sembra: cronaca di un fact checking

8 Agosto 2020
bigfive

Niente è come sembra è il titolo di un film del 2015 nel quale Will Smith e compari interpretano una banda di truffatori geniali e altolocati. Potrebbe essere il titolo di una qualsiasi relazione di servizio al termine di una ordinaria giornata di lavoro nei parchi piemontesi, dove i fatti reali sono sempre più semplici e noiosi delle fake news che li descrivono sui social network.

Eccone un esempio recente. Un giovedì, parte un tamtam su Facebook in cui si racconta che Gianni, pastore dell’alpeggio sotto la Punta Bianca, in Val Linfone, annuncia che al termine dell’estate dovrà liberarsi di tre cani da difesa antilupo perché è scaduto il periodo di affidamento assicurato dal parco, e che non potrà più mantenerli. Cerca dunque, suo malgrado, una nuova collocazione.

Con la velocità garantita da smartphone sempre connessi, la notizia viaggia veloce e arriva lontano.

La fake news

Nel weekend viene rilanciata dal sito ‘DifesaSorgente’, spesso perfidamente astioso verso le Aree protette. Gli amanti degli animali inorridiscono, i commenti diventano progressivamente più offensivi, guardiaparco e veterinari sono coinvolti anche se non usano i Social network o sono in ferie… Proteste e pretese di chiarimento, sberleffi e disgusto raggiungono il direttore del parco che dispone accertamenti.

Il lunedì successivo, Marino e Giuliano, veterinario Asl e guardiaparco, entrambi pubblici ufficiali, partono di buon’ora e raggiungono l’alpeggio della Punta Bianca per una ispezione.

L’ispezione

Il verbale formale che redigono insieme e consegnano al pastore (e poi ai loro rispettivi superiori) è un esempio da manuale di efficienza, precisione, competenza e concretezza.

Innanzitutto i cani sono stati identificati sul posto mediante la lettura dei loro microchip. Il cane consegnato dal parco nell’ambito del Progetto Life Wolf Alps è uno solo, si comporta bene, è sottoposto al regime contrattuale sottoscritto dal Fastiana all’atto dell’affidamento di tre anni prima.
Gli altri due cani da difesa sono stati acquistati autonomamente dal pastore che non li ha addestrati correttamente: si allontanano spesso dalla custodia delle pecore e talvolta sono aggressivi verso gli escursionisti.

Gli ufficiali dell’ASL e del parco hanno poi sottoscritto le prescrizioni alle quali l’alpeggiatore dovrà attenersi, pena future sanzioni e denunce: maggiore cura degli animali, divieto di lasciarli liberi in caso di assenza del conduttore, obbligo di avvisare formalmente ASL e Ente parco della reale intenzione di disfarsene. Si tratta in verità di una sorta di ‘nuova’ ammonizione perché, purtroppo, il soggetto è già stato richiamato in passato per comportamenti poco giudiziosi.

Fact-checking

Ecco tutto. Una veloce e proficua verifica effettuata dagli enti di controllo che in neanche quattro giorni (con un weekend di mezzo) hanno ottenuto quello che nel giornalismo si chiamerebbe fact-checking.
Due pagine di accertamento dei fatti, identificazione dei soggetti, statuizione di procedure semplici e chiare. Lavoro normale e quotidiano per funzionari preparati e professionali che però risulta poco interessante per i social network.

Questa breve cronaca vuole invitare i lettori di Piemonte Parchi – già sensibili per loro conto – a una sana diffidenza verso notizie virali e quantomai fantasiose diffuse sui social network. 

Niente è come sembra. Di conseguenza anche i nomi dei luoghi e dei protagonisti di questo articolo sono fittizi. La descrizione degli avvenimenti, invece, è vera.

L’articolo è stato scritto da Luca Giunti, guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie e pubblicato anche sul magazine Piemonte Parchi.